IN UNA LUCE
ACCECANTE
La teoria
della relatività di Eisntein ha ridotto l’universo a sola energia, ovvero alla
luce. La materia è semplicemente “energia concentrata” e la solidità delle cose
è, in un certo senso, illusoria.
Ma cosa ha a
che fare tutto questo con i “poteri miracolosi” degli yogi e dei saggi?
Yogananda
spiega che essi sono in grado di
mettersi in uno stato in cui cessano di identificarsi con il proprio corpo o
con la materia in generale. A partire dalla loro consapevolezza che il mondo materiale è essenzialmente maya ,
illusione, possono letteralmente trasformare la propria struttura molecolare da
materia a energia e luce, cosa che consente loro di essere , per esempio, in
due luoghi allo stesso tempo. Uno yogi
diventa così “una cosa sola con l’universo” e di conseguenza può
materializzare e smaterializzare oggetti senza sottostare al principio di
gravità. La capacità di uno yogi di “diventare luce”cioè di concentrare
l’energia della luce è la ragione per la
quale le apparizioni divine di ogni religione sono spesso descritte in “una luce
accecante”.
I maestri
spirituali vedono l’universo come lo vide “dio” quando lo creò: come una massa
indifferenziata di luce. Diventando una sola cosa con quella luce, tanto i
saggi indù quanto i santi cristiani sono liberi, allo stesso modo, dai limiti
della materia, consentendo così il verificarsi dei miracoli.
Da
“autobiografia di uno Yogi” di Paramahansa
Yogananda – 1946
Scegliendo
questo libro si pensa di leggere una
piacevole storia di vita di un saggio orientale, ciò che invece si ottiene è
una introduzione ad alcuni dei misteri dell’universo.
All’inizio
del libro si trova la citazione biblica “se non vedete segni e prodigi, voi non
credete” Yogananda la inserì perché sapeva che le persone sono cosi legate alle proprie abitudini che a volte solo i
miracoli possono scuoterle abbastanza da spingerle a interrogarsi su questioni
divine.
Tuttavia, il
messaggio più ampio è che l’autorealizzazione attraverso il controllo logico
della mente e del corpo è una scienza che chiunque può apprendere.
E' possibile leggere tutto il libro senza credere a nulla di ciò che c'è scritto ma vedete se il vostro scetticismo riesce a resistere anche all'ultima pagina, dove sono contenuti i grani di una lettera scritta dall'obitorio di Forest Lawn a Los Angeles, dove il corpo di Yogananda venne posto dopo la sua morte nel 1952. A differenza di qualsiasi altro cadavere in cui si fosse imbattuto il direttore, quello di Yogananda non mostrava alcun segno di decomposizione neanche tre settimane dopo che vi era giunto.
Anche le circostanze della sua morte furono straordinarie, ma per conoscerle assieme ad altre mille dettagli dovrete leggere il libro
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