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mercoledì 22 agosto 2012

VIAGGIO A IXTLAN (1972)


Carlos Castaneda (1925-1998)

Nel 1960 Castaneda era uno studente di antropologia alla università della California.
Aveva scelto come area di studio le piante medicinali usate dai nativi americani nei deserti del sud-ovest degli Stati Uniti e Messico.
In questo suo viaggiare incontra don Juan Matus, un vecchio indiano Yaqui che afferma di essere un profondo conoscitore di queste piante e si dichiara disposto a trasmettere a Castaneda, le sue conoscenze. Da qui la famosissima trilogia di Castaneda che inizia con “Gli insegnamenti di don Juan” prosegue con il secondo libro “ Una realtà separata” ed il conclusivo “Viaggio a Ixtlan”.
Nelle prime pagine di Viaggio ad Ixtlan,  don Juan spiega a Castaneda che “il mondo che noi presumiamo reale è in verità una descrizione della realtà creata e programmata nelle nostre menti sin dalla nascita”.
Lo scopo degli insegnamenti di don Juan è quello di “ lasciare stare il proprio passato e concentrarsi sul presente, per rinnovarci ogni nuovo giorno coltivando la libertà di essere imprevedibili”.
Per don Juan i nostri condizionamenti ci portano ad  essere “abitudinari ed a vivere una vita noiosa, ripetitiva e prevedibile” ed in questa prevedibilità, gli altri si aspettano che ci comportiamo nello stesso modo e così i pensieri delle altre persone ci continuano a plasmare e ci costringono a dover spiegare agli altri qualunque cosa facciamo di diversa dal solito.
Alla radice del pensiero di don Juan c’è l’idea che le persone si prendano troppo sul serio, tendiamo ad infiammarci per la minima provocazione. Per aiutare Castaneda a liberarsi della eccessiva importanza che si attribuiva, don Juan lo costringe a parlare con le piante che, dopotutto, sono sue pari, vuole demolire l’idea che Castaneda ha di se stesso, quella di un uomo che pensa di avere la situazione in pugno e perfettamente sotto controllo.
Don Juan spiega a Castaneda che la presunzione è l’altra faccia della insicurezza,  Castaneda ammette di sentirsi pieno di lamentele e desideri, facile al turbamento, trova difetti nella vita e nelle altre persone e non si piace.
Lamentarsi non ha senso, bisogna avere una strategia personale per la propria vita, se riusciamo a trovare il modo di spendere il nostro tempo in modo ricco, il bisogno di “ ammazzare il tempo” in qualsiasi modo scompare, non ci può più indebolire perché, ogni singolo momento, ha uno scopo.
Castaneda si giustifica dicendo che spesso è stato trascinato suo malgrado in certe circostanze della propria vita ma don Juan lo giudica invece come una persona che non vuole prendersi le proprie responsabilità, convinto di vivere per sempre , crede che ci sia sempre tempo per cambiare, per tornare indietro e rimediare agli errori, per avere dubbi ed incertezze, la vita invece è un fiume che scorre ed esige che prendiamo delle decisioni.
Quando il vecchio dice di essere costantemente consapevole della morte in agguato alle sue spalle, don Juan fa notare che le persone vivono come se fossero immortali, conducono vite mediocri “ si danno il permesso di avere pensieri ed umori di merda”
Castaneda è preso alla sprovvista e solo con la coscienza di questa verità, potrà vivere diversamente, guarirà dall’egocentrismo e potrà collocare situazioni apparentemente difficili nella loro giusta prospettiva.
Don Juan gli insegna a vivere come se ogni istante della sua vita fosse l’ultimo che gli rimane su questa terra.
Pensare di avere sempre abbastanza tempo aveva trasformato l’autore in un incerto mezz’uomo.
Viaggio ad Ixtlan trasmette lezioni sorprendenti per essere un testo di spiritualità, Don Juan ci insegna che il peggiore peccato è pensare che la vita non sia buona in se, ma nel successo o nella sconfitta non dobbiamo mai perdere di vista il fatto che viviamo in un mondo meraviglioso e che è nostro dovere collocarci all’altezza delle sua sfide.
La maggior parte delle persone si aspetta che il mondo faccia qualcosa per loro. Vivono immersi nella tecnologia e nel divertimento, ma non fanno esperienza per scoprire il potere di essere ed il senso del mistero che circonda la nostra esistenza.
L’dea di fondo dei libri di Castaneda è che noi siamo gli avamposti di una forza molto più grande, la conoscenza di se stessi è possibile solo riconoscendo questa forza superiore e misteriosa.

Dello stesso autore
Gli insegnamenti di don Juan

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