Carlos Castaneda (1925-1998)
Nel 1960 Castaneda era uno studente di antropologia alla università della California.
Nel 1960 Castaneda era uno studente di antropologia alla università della California.
Aveva scelto
come area di studio le piante medicinali usate dai nativi americani nei deserti
del sud-ovest degli Stati Uniti e Messico.
In questo
suo viaggiare incontra don Juan Matus, un vecchio indiano Yaqui che afferma di
essere un profondo conoscitore di queste piante e si dichiara disposto a
trasmettere a Castaneda, le sue conoscenze. Da qui la famosissima trilogia di
Castaneda che inizia con “Gli insegnamenti di don Juan” prosegue con il secondo
libro “ Una realtà separata” ed il conclusivo “Viaggio a Ixtlan”.
Nelle prime
pagine di Viaggio ad Ixtlan, don Juan
spiega a Castaneda che “il mondo che noi
presumiamo reale è in verità una
descrizione della realtà creata e programmata nelle nostre menti sin dalla
nascita”.
Lo scopo
degli insegnamenti di don Juan è quello di “
lasciare stare il proprio passato e concentrarsi sul presente, per rinnovarci ogni nuovo giorno coltivando la libertà di
essere imprevedibili”.
Per don Juan
i nostri condizionamenti ci portano ad
essere “abitudinari ed a vivere
una vita noiosa, ripetitiva e prevedibile”
ed in questa prevedibilità, gli altri si aspettano che ci comportiamo nello
stesso modo e così i pensieri delle altre persone ci continuano a plasmare e ci
costringono a dover spiegare agli altri qualunque cosa facciamo di diversa dal
solito.
Alla radice
del pensiero di don Juan c’è l’idea che le
persone si prendano troppo sul serio, tendiamo ad infiammarci per la minima
provocazione. Per aiutare Castaneda a liberarsi della eccessiva importanza che
si attribuiva, don Juan lo costringe a parlare con le piante che, dopotutto,
sono sue pari, vuole demolire l’idea che Castaneda ha di se stesso, quella di
un uomo che pensa di avere la situazione in pugno e perfettamente sotto controllo.
Don Juan
spiega a Castaneda che la presunzione è l’altra
faccia della insicurezza, Castaneda
ammette di sentirsi pieno di lamentele e desideri, facile al turbamento, trova
difetti nella vita e nelle altre persone e non si piace.
Lamentarsi
non ha senso, bisogna avere una strategia personale per la propria vita, se
riusciamo a trovare il modo di spendere il nostro tempo in modo ricco, il
bisogno di “ ammazzare il tempo” in
qualsiasi modo scompare, non ci può più indebolire perché, ogni singolo momento, ha uno scopo.
Castaneda si
giustifica dicendo che spesso è stato
trascinato suo malgrado in certe circostanze della propria vita ma don Juan lo giudica invece come
una persona che non vuole prendersi le proprie
responsabilità, convinto di vivere
per sempre , crede che ci sia sempre tempo per cambiare, per tornare indietro e
rimediare agli errori, per avere dubbi ed incertezze, la vita invece è un fiume
che scorre ed esige che prendiamo delle decisioni.
Quando il
vecchio dice di essere costantemente
consapevole della morte in agguato alle sue spalle, don Juan fa notare che le persone vivono come se fossero immortali,
conducono vite mediocri “ si danno il permesso di avere pensieri ed umori di
merda”
Castaneda è
preso alla sprovvista e solo con la coscienza di questa verità, potrà vivere
diversamente, guarirà dall’egocentrismo e potrà collocare situazioni
apparentemente difficili nella loro giusta prospettiva.
Don Juan gli
insegna a vivere come se ogni istante
della sua vita fosse l’ultimo che gli rimane su questa terra.
Pensare di
avere sempre abbastanza tempo aveva trasformato l’autore in un incerto mezz’uomo.
Viaggio ad Ixtlan
trasmette lezioni sorprendenti per essere un testo di spiritualità, Don Juan ci
insegna che il peggiore peccato è pensare
che la vita non sia buona in se, ma nel successo o nella sconfitta non dobbiamo
mai perdere di vista il fatto che viviamo in un mondo meraviglioso e che è
nostro dovere collocarci all’altezza delle sua sfide.
La maggior
parte delle persone si aspetta che il mondo faccia qualcosa per loro. Vivono
immersi nella tecnologia e nel divertimento, ma non fanno esperienza per
scoprire il potere di essere ed il senso del mistero che circonda la nostra
esistenza.
L’dea di
fondo dei libri di Castaneda è che noi
siamo gli avamposti di una forza molto più grande, la conoscenza di se stessi è
possibile solo riconoscendo questa forza superiore e misteriosa.
Dello stesso
autore
Gli
insegnamenti di don Juan
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